da La Redazione | 26 Giugno 2016 0:21
Abbiamo estrapolato questo articolo del Ponte (settimanale diocesano) ed alcune considerazioni e riflessioni dei nostri lettori
Una famiglia del territorio riminese di tre persone con un consumo medio di 150 metri cubi, ha pagato, nel 2015, 319 euro, il 7 per cento in più rispetto al 2014. Acqua sempre più salata, dunque, per i consumatori di questa provincia. A dirlo è l’ultima indagine di Federconsumatori sul costo, nella città capoluogo italiane del Servizio Idrico Integrato (SII). Il costo del servizio – che consiste nel raccogliere, potabilizzare e distribuire l’acqua sul territorio – è la somma del costo di tre voci: acquedotto (la parte più consistente), fognatura e depurazione, cui si aggiunge, di solito, una quota fissa (ex nolo del contatore). A Rimini, il costo del Servizio Idrico Integrato, per un consumo medio di 150 metri cubi (1 mc=1000 litri), si piazza in una posizione intermedia rispetto a quanto viene sborsato negli altri capoluoghi di provincia. Ma la bolletta continua a lievitare.
L’aumento del 7 per cento registrato in un solo anno, è di gran lunga superiore al costo dell’inflazione che si è fermata allo 0,1 per cento. Inoltre, se nel 2010 un metro cubo costava 1,64 euro, nel 2015 è salito a 2,1: con un aumento, in cinque anni, del 48 per cento. Il SII, come si desume dal bilancio 2015 del Gruppo Hera, che ha in carico il servizio, ha contribuito al 26 per cento del MOL (Margine Operativo Lordo, in sostanza l’utile al lordo delle imposte e oneri finanziari) della Società, che è stato complessivamente di 884 milioni di euro, con un utile netto per gli azionisti di 180 milioni (il 9,5% in più sul 2014). Sarà pur vero che molti di questi denari tornano sul territorio perché azionisti sono i Comuni, ma di fatto questo sistema tariffario sembra fatto per prelevare denaro dalle famiglie e giralo ai soci-azionisti.
Il Rapporto Federconsumatori si sofferma anche su alcuni aspetti riguardanti gli impegni di Hera in merito alla gestione dei servizi: la cosiddetta Carta dei servizi. Da qui si deduce, per Rimini, che tra la firma del contratto a l’attivazione della fornitura passa un massimo di 7 giorni (media nazionale 9 giorni); mentre tra una richiesta scritta da parte degli utenti (tipo reclami) e la risposta della società il tempo richiesto è di 30 giorni (media nazionale 26 giorni).
TUBATURE “GROVIERA”
Tra il 2012 e il 2014 si è verificato un aumento delle perdite della rete, in provincia di Rimini, dal 20,8 al 23,9% dell’acqua immessa nelle condutture (fonte Istat). Stiamo parlando, tanto per rendere meglio l’idea, di perdite giornaliere per abitante passate, in soli due anni, da 74,8 a 79,6 litri. In totale, solo nel 2014, sono andati persi 4,2 milioni di metri cubi d’acqua, per un costo superiore a tre miliardi di euro. Perdite di questa consistenza (anche se in talune località, non solo del Sud, si supera il 50%) sono molto più elevate di quanto si registra in Europa.
PS: Se i dati di questo articolo sono reali, possibile che nessuno si renda conto che esiste un problema di costo dell’acqua nel riminese? O dobbiamo fare finta di niente perché in altre parti d’Italia stanno peggio di noi?
Fiorenzo Faini
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