da La Redazione | 30 Novembre 2015 21:03
Ho impiegato un pò di tempo per decidere se esternare pubblicamente le mie considerazioni e rendere partecipe chi mi legge:
Sono un cattolico amareggiato, deluso, sconfortato, tradito per ciò che apprendo da stampa e tv: gli scandali abbondano anche nella Chiesa Cattolica visto che suoi rappresentanti tengono un comportamento anticristiano soprattutto nell’utilizzo sfrenato di denaro per sperperi e lussi utilizzando quello che noi abbiamo versato con l’otto per mille dell’ormai tradizionale forma di finanziamento a favore istituzioni religiose (tramite la destinazione di una parte delle nostre tasse con una semplice firma sulla dichiarazione dei propri redditi).
Così mi sono voluto documentare su come funziona questo meccanismo e quanto gli italiani versano ad ogni religione con l’otto per mille.
Com’è nato: fino a tre decenni fa lo Stato italiano pagava direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua. Ritenendolo datato, nell’ambito delle trattative per il “nuovo” Concordato (1984) si decise un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo Stato decideva di devolvere l’8 per mille dell’intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) e alle altre confessioni o allo stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi.
Come funziona: un meccanismo perverso avvantaggia chi ha avuto la maggiore quota di preferenze cioè la Chiesa cattolica che riceve la maggioranza delle preferenze del 35% dei contribuenti che esprime una scelta. Di conseguenza la Chiesa cattolica, riceve più dell’80% dell’intera cifra, il cui valore annuo è stimabile intorno 1 miliardo di euro (un miliardo di euro !)
Vi è una minoranza che decide per la maggioranza: da quando è stato introdotto nel 1984 il meccanismo di ripartizione dell’8 per mille ha suscitato molte polemiche. Il punto controverso è questo: la quota dei contribuenti che non hanno firmato, e che quindi risulta non attribuita, viene suddivisa tra gli organismi destinatari secondo la proporzione risultante dalle scelte espresse. In altre parole il contribuente, con la sua firma, non sceglie solo a chi destinare l’8 per mille delle sue imposte, ma vota, spesso senza saperlo, per la ripartizione della stessa quota dell’Irpef di tutti i cittadini.
Poca trasparenza: la Corte dei Conti ha rilevato una serie di criticità nella gestione dell’istituto: il meccanismo che permette ai beneficiari di ricevere più dalla quota indistinta destinata ai possibili beneficiari che non dalle precise scelte dei contribuenti; la rilevanza dei contributi, che ha superato ampiamente il miliardo di euro per anno. Inoltra rileva la scarsa pubblicità delle risorse erogate ai beneficiari, la carenza di controlli sugli intermediari delle dichiarazioni dei redditi, inoltre le somme disponibili, secondo la Corte, vengono talvolta destinate a finalità diverse anche antitetiche alla volontà dei contribuenti.
Come cattolico chiedo alla Chiesa Cattolica di mettere in condizione i cittadini italiani e i propri fedeli di conoscere come viene spesa questa enorme risorsa (un miliardo di euro !) che viene sottratta alle tasche dei contribuenti.
Il Vaticano dovrebbe dichiarare la somma incassata annualmente e quale di questa viene distribuita alle Diocesi e quella che rimane per il proprio uso e come viene distribuita con rendiconti annuali pubblicati su apposito sito su internet.
Così anche le Diocesi ogni anno devono fare altrettanto: fare conoscere nel dettaglio la spesa per esigenze del culto, finanziamenti alla catechesi, opere di carità, ai tribunali ecclesiastici, alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili, gestione del proprio patrimonio, ecc. Vi sono parrocchie che sembrano figlie di nessuno dove i parroci fanno i miracoli per rendere presentabili le chiese e le strutture per i giovani, sempre che ci siano. E poi ci sono i Cardinali con attici di 500 mq in pieno centro di Roma e il conto in banca milionario . . .
lettera firmata – Santarcangelo 30 novembre 2015
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